Ada Caccin

Ada si è formata alla scuola di Resy Stevan, nota pittrice di fama internazionale, poi ha preso il volo con le sue ali dotate di cultura.

Ha partecipato a molteplici incontri espositivi; e quale artista associata al Centro per la cultura e le arti visive “Le Venezie”, ha esposto a Villa Letizia a Treviso, e alla Gipsoteca Libero Andreotti di Pescia.

Ada dipinge, ama dipingere, e ama la cultura in tutte le sue espressioni: la musica, la letteratura, la poesia, il teatro.
Nel teatro ritrova l’immagine patriarcale paterna di Lino poeta e attore, e per il teatro segue i figli, che provetti interpreti dell’arte della recitazione dialettica e gestuale e della regia, sarebbero stati preziosi protagonisti anche nel teatro ellenico del carro di Tespi.

Dipinge usando gli strumenti storici: la tela i colori ad olio, i pennelli guidati dalle sue esili mani condotte dalla sua mente pensosa e ispirata.
Rifugge dall’uso dei mezzi tecnologici, ausilio a chi non esegue la vera pittura.

Dipinge gli ulivi e il candore della neve, il mare tempestoso o la pazzia incatenata ma anche il bambino estasiato dall’albero di Natale e l’Inno alla gioia, e con particolare sensibilità e raffinatezza di forma e di colore, l’immagine della ballerina di cui la d.ssa Luigina Bortolato, noto e stimato critico d’arte dice: “La ballerina che lega i nastri alle scarpette per il debutto, sorpresa in un interno e modellata dalla luce, è di squisita nobiltà. Ha grazia ed energia che fondono realismo e idealità, cronaca e allegoria.(dal catalogo Passi di danza 2009).

Ada dipinge il paesaggio, il profilo dei monti e i sentieri dei campi, le spighe piegate dal vento, le colline di girasole e le delicate violette.

Ada non si ripete, esprime nelle tele i momenti del vivere, sceglie soggetti sempre diversi, li pensa, li vede li sente, li crea, trasferendoli nella tela.
Ada dipinge, è in possesso di una tecnica sua propria, di scelte selezionate, di aspirazioni personali.
È padrona del colore.

Predilige l’ardua arte pittorica del ritratto: lo ama, quando lo crea, gli parla, sorge un dialogo con il pennello, lo guarda e si sente guardata da quel volto, da quegli occhi, “mi sembra di lavorare in compagnia” ella mi dice, e toccandolo lievemente stende il colore con la punta del dito.

Ogni tanto Ada si ritira in Val Gardena ad ammirare il profondo azzurro del cielo, i prati in fiore le vette incontaminate, immersa in un sacro silenzio, quel silenzio che ella insegue anche nella sua casa, nel suo studio-atelier.
Ada rifugge dal clamore, cerca la solitaria quiete che alimenta la sua pace interiore.